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Google e l’ Unione Europea si scontrano sulla privacy: facciamo chiarezza

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Oggi vogliamo affrontare un argomento un pò inusuale ma che riguarda comunque il mondo di Google: ovvero la querelle tra il gigante di Mountain View e l’Unione Europea sul rispetto della privacy dei suoi clienti.

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I legislatori europei hanno chiesto a Google di chiarire la propria posizione in materia di privacy e, in special modo, di rendere più semplice per l’utenza l’accesso a strumenti per non essere tracciata. La vicenda non è affatto nuova: ecco le principali tappe.

30 marzo 2011: la Federal Trade Commission statunitense ha annunciato un accordo con Google, che acconsente ad adottare un programma completo di gestione della privacy, al fine di sedare le accuse federali di aver violato le proprie stesse politiche all’atto del lancio del social network “Buzz”. L’accordo prevedeva una costante verifica delle attività di Google in materia di privacy per vent’anni e imponeva a Google di chiedere e ottenere il consenso dell’utente prima di impiegare qualunque informazione per condividerla con parti terze. L’accordo è stato siglato a ottobre del 2011.

24 giugno 2011: Google annuncia di voler unificare i dati rilevati nei suoi principali nodi di attività (email, video, social networking e altri servizi). Secondo l’azienda ciò semplifica e aumenta la trasparenza, migliora l’esperienza utente e aiuta gli inserzionisti a individuare meglio i potenziali clienti, specie nel mondo mobile. La decisione viene molto criticata, ma prenderà il via il 1 marzo 2012.

28 febbraio 2012: le autorità francesi sostengono che alcune indagini preliminari trovano la nuova politica di Google in violazione delle normative europee in materia di protezione della privacy. La CNIL francese, in particolare, sostiene che le spiegazioni di Google circa l’impiego dei dati raccolti sull’utenza sono troppo vaghe e difficili da comprendere persino per “persone con specifica preparazione”.

13 aprile 2012: la Federal Trade Commission statunitense eleva una sanzione di 25mila dollari a Google, sostenendo che il gigante avrebbe deliberatamente ostacolato e ritardato un’indagine volta a chiarire come è stata effettuata la raccolta di dati eseguita durante l’attività di popolazione del database di Street View. La FCC ha anche precisato che non agirà per la raccolta in sé, ma perché “alcune significative questioni fattuali” sulla dimensione architetturale di Street View hanno dato luogo a domande rimaste prive di  risposta.

26 aprile 2012: Google contesta lo scenario descritto da FTC, sostenendo che se le cose sono andate a rilento, buona parte della responsabilità sarebbe della stessa FTC e del suo comportamento. Secondo Google, un contenzioso di 17 mesi poteva sciogliersi molto prima se la FTC fosse stata meno capziosa. Google accetta di pagare la sanzione, pur di chiudere la vicenda.

9 agosto 2012: la FTC annuncia che Google sta per pagare oltre 22 milioni di dollari di multa per le accuse di aver violato la privacy di milioni di utenti mobili del browser Safari di Apple, tracciati segretamente. Si tratta della sanzione più cospicua mai elevata dalla Federal Trade Commission e Google ammette senza opporre resistenza. La sanzione non riguarda la raccolta dati in sé, quanto l’aver comunicato in maniera falsata quanto avveniva, in violazione – tra l’altro – del precedente accordo derivato dalla questione Buzz.

16 ottobre 2011: i legislatori europei chiedono a Google di spiegare la propria politica in materia di privacy e di rendere più facile per l’utenza l’operazione di opt-out. L’agenzia francese per la protezione dei dati personali, che guida l’inchiesta europea, delinea tre preoccupazioni principali: Google non è abbastanza chiara nello spiegare all’utenza come sono raccolti i dati e come saranno impiegati; è troppo difficile per l’utenza eseguire l’opt-outdall’una e dall’altra cosa; Google non sempre dice chiaramente per quanto tempo conserverà i dati raccolti.

Google – dice – ora ci sta lavorando, ma ha già fatto sapere che, secondo i propri esperti, la propria politica sulla privacy rispetta la legge europea.

 

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